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“Design & Territorio” allo ZAC

Università e aziende tra ricerca e innovazione

“Design & Territorio” allo ZAC

Martedì 13 alle ore 19:00, inaugura Design & Territorio – Università e aziende tra ricerca e innovazione.

Durante la settimana del design a Palermo (I-Design), dal 13 al 23 ottobre, Lo ZAC ospiterà la mostra del Laboratorio di disegno industriale tenuto da Dario Russo (relativa al Corso di Studi in Architettura presso l’Università di Palermo), a cura di Manuela Raimondi e Dario Russo.
L’iniziativa è volta a dare spazio agli allievi architetti che, pur avendo talento e tenacia, non trovano spesso concrete opportunità di visibilità e di conseguente accesso al mondo del lavoro.
Si tratta di un importante momento formativo, con il coinvolgimento di sette aziende siciliane, che hanno riversato all’interno delle aule il proprio know-how e operato concreti investimenti economici in termini di produzione e comunicazione.

Caruso Handmade, con Francesco Di Venuta, ha lavorato sugli arredi di Ernesto Basile, in partnership con l’Archivio Basile (Massimiliano Marafon Pecoraro), secondo una strategia di ricostruzione storica che mira ad aggiornare cinque mobili del passato, materialmente e immaterialmente: sedia-scaletta della Biblioteca di Palazzo Francavilla (Daniele Pizzurro), sedia Torino (Floriana Mangia), divano Torino (Fabrizio Lanza), sedia Faraglia (Luciano Cantoni), carrello siciliano (Gabriele Vassallo).
Palumbo Marmi, con Massimio Pelligra, ha sviluppato sette moduli da rivestimento puntando soprattutto sulla comunicazione e sulla fascinazione della configurazione parietale: Anamnesi (Chiara Di Trapani), Push (Giulia Candido), Primitive (Vincenzo Caravello), Labor-Intus (Giuseppe D’Amico), Dark Illusion (Ornella Giambrone), Trama (Erika Masi), Slow Motion (Maria Rita Morvillo).
Vivo D’Emilio, con Tiziana Conserto, ha realizzato tre tappeti, insieme alla ditta danese Ege, pensati per un’abitazione agile e dinamica: Ideal Carpet (Simone Accurso), Carpet Diem (Alberto Caruso), Eudòssia (Alessia Mistretta).
Covema, un’azienda torinese che produce vernici per edilizia, si è dotata di tre artefatti comunicativi per la rappresentazione del colore (un’acuta semplificazione del NCS), grazie anche alla consulenza di Federico Picone (designer e psicologo del colore): oggetti scenici basati sulla geometria, a metà strada tra il prodotto d’uso e l’istallazione artistica: Faro (Federica Bonello), Gol (Sara Gómez Perea), Kubrik (Chiara La Rosa).
Tecno Box, con Alessio Morici, ha configurato cinque doggy-bag (contro lo spreco alimentare) dando valore estetico e un racconto avvincente a comuni oggetti in polistirolo tanto funzionali quanto etici: Bentō Box (Marianna Buzzetta), Food Home (Samuele Canepa), Easy-go-on (Stefania Cirrincione), All-in Box (Salvo Pizzo), Domino Box (Giuseppe Mammo Zagarella).
MYOP, con Raffaella Giamportone, ha ingaggiato con gli allievi una sfida impari: un oggetto contenitore tale da trasformarsi poi in qualcosa d’interessante: Beehive (Enzo Borriello), Melt Me (Luca Pellerito).
Tumìamì, un brand di Life and Life (onlus per l’accoglienza interculturale), con Eleonora Schimmenti, ha messo in scena una serie di prodotti altrettanto trasformisti, complementi di abbigliamento ovvero borse che diventano abiti: Oribag (Gabriele La Mandina), A-braccio (Silvia Macaluso), Cu-dlle (Francesca Nizza), Capamundi (Sara Arduán Palacio).

Alle aziende si aggiunge TAM TAM, una “scuola aperta che non è una scuola”, per parafrasare le parole del suo fondatore, Alessandro Guerriero. TAM TAM, nel laboratorio, rappresenta un momento di evasione progettuale: la ricerca, seria e ragionata, di un mondo migliore, un’utopia che corrisponde a un habitat etico e gratificante al di là degli attuali sistemi socio-politici e quindi economico-produttivi. Per questo, TAM TAM è “una non-azienda tra le aziende che produce una sperimentazione fantastica, senza confini né recinzioni disciplinari”. Il tema di quest’anno, condiviso con Gianni Pedone, si chiama “Archeologia dal Futuro”, una sorta di avventura progettuale dal sapore fantascientifico. I quattro allievi architetti che si sono imbarcati in quest’impresa sono stati catapultati in avanti nel tempo approdando in un 3015 tutto da ricostruire in una prospettiva etica. La loro missione è stata eroica: portare indietro un artefatto dall’ingombro 40x40x30 cm, e cioè qualcosa che ancora non esiste o è l’evoluzione estrema di ciò che c’è già, nel 2015, ancora in nuce. Un’attività piuttosto insolita… tale da raccogliere l’interesse dell’illustratore Gaetano Belvedere, che ne ha tratto spunto per un fumetto, di una casa editrice palermitana, Urban Apnea, che vi ha pubblicato quattro microromanzi fantascientifici, e di una regista, Marina Martines, che propone una performace incentrata su questi quattro progetti e comprensiva delle opere realizzate nel corso di Design tenuto da Pedone all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Come dice il maestro, insomma, Da cosa nasce cosa: dal laboratorio di disegno industriale a una concatenazione di eventi e di progetti suscettibili di futuri e imprevedibili sviluppi, quando l’università non solo ricerca ma anche agisce – con le imprese – per dar linfa culturale al territorio.

La mostra è completata dalla rassegna fotografica DESIGN4FANS 2015, che raccoglie i ritratti di otto allievi architetti il cui look è specificamente pensato come testimonial aziendali. Tale lavoro è stato sviluppato nel workshop di fine anno, dedicato alla rappresentazione fotografica, per valorizzare i progetti del laboratorio, a opera di Fabio Florio.

Per l’inaugurazione è previsto un rinfresco offerto dalle Tenute Caradonna.



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