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Piccoli pezzi poco complessi

Spettacolo di Marco Cacciola e Francesco Villano

Piccoli pezzi poco complessi

Dalle 21:15 in scena lo spettacolo “Piccoli pezzi poco complessi”, un omaggio a Michel Houellebecq e alle sue “Particelle Elementari”.

Drammaturgia: Magdalena Barile
Interpreti: Marco Cacciola, Lucia Mascino e Francesco Villano
Coreografia: Lara Guidetti
Scene e costumi: Petra Trombini
Luci: Luigi Biondi
Organizzazione: Debora Meggiolaro
Regia: Marco Cacciola e Francesco Villano

Due grandi cubi ospitano due uomini, una donna circuita attorno a loro, luci led, un set di dispositivi multimediali, un uovo simbolo di vita e perfezione, la riproduzione, la clonazione, la natura, la tecnica, la scienza: PICCOLI PEZZI poco complessi, in scena al CRT Salone dallʼ1 al 13 febbraio 2011, è la prima opera della neo compagnia InBalìa, un omaggio a Michel Houellebecq e a “Le Particelle Elementari”. Uno spettacolo per due registi, due punti di vista. Due approcci al lavoro – e al mondo – si alternano sulla scena. Il progetto nasce infatti dalla volontà di Marco Cacciola e Francesco Villano di intraprendere un percorso creativo autoriale, registico. Un percorso parallelo a quello che li impegna da anni sulla scena, come attori. Un simbolico passaggio di stato (figlio-padre?), di responsabilità. Una necessità professionale e umana. Unʼesigenza che si lega anche al momento storico che sta vivendo il teatro e la cultura in Italia, dove la realizzazione di unʼopera, ora, risulta una sfida devastante, complessa, radicale, necessaria. Creazione e paternità, umana / tecnica / artistica, sono anche i temi che legano, in modi diversi, i tre personaggi del testo: Bruno, Michele e Susan. Due fratelli, un ricercatore e un disoccupato erotomane, vivono dentro rassicuranti strutture di ferro. Passano le loro giornate tra piccoli rituali domestici e ossessioni onanistiche. Ma le loro menti vagano, pensano e progettano imprese futuristiche, rivoluzionarie teorie, creazioni di opere dʼarte. La loro visione del mondo può così diventare oggetto, creatura. Osservano gli uomini attraverso la voce e lʼimmagine che gli rimanda lʼaltro, si studiano, ma di fatto sono soli. Si auto alimentano. Una donna entra ed esce dalle loro tane e dalle loro vite con grande semplicità. Li testa. Lei non ha ancora un luogo, ma ha un istinto vitale e incontrollato che la spinge a cercare, a desiderare un figlio. Questi incontri, però, rimangono germi, non si sviluppano in storie, non creano reazioni che determinano conseguenze. Sono solo persone abbarbicate al tempo presente e allʼidea di poter superare la morte lasciando una traccia, un segno di sé nellʼarte, nella scienza, nei geni. Un figlio sarà, in questo caso, niente più che un prodotto di consumo che servirà a soddisfare lʼego e le pulsioni del suo artefice. Piccoli pezzi di umanità si incontrano, si sfiorano, si separano. Una riflessione sul desiderio della creazione e sulle frustrazioni che ne conseguono, ambientata in un mondo possibile, imploso, umano.



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