Sabato 16 febbraio alle ore 19:00 inaugura la mostra L’orologio sa quando svegliarci, di Giuseppe Mendolia Calella, a cura di Valentina Lucia Barbagallo.
In questo progetto espositivo personale Giuseppe Mendolia Calella indaga con la propria ricerca un tempo che non gli appartiene né come individuo né come parte di una famiglia. Ricerca in oggetti e pareti di case che non ha mai vissuto tracce di un passato non suo che cerca di ricostruire per custodirlo. Si prende cura di oggetti altrui, sceglie immagini da quaderni e libri di una o più generazioni passate e le accosta quasi a voler ricreare continuità e senso. Sottrae ad interni domestici carta da parati, mattonelle, lenzuola, e altri materiali che lega con dello spago costruendo un nuovo spazio monodimensionale, l’altezza si piega sulla base e la larghezza acquista le stesse dimensioni delle altre due. Uno spazio apparentemente contratto, in realtà infinitamente vario, quanto infinita può essere la nostra memoria mescolata alla nostra immaginazione. Mendolia Calella riflette sulla differenza che vi è tra la memoria e il ricordo, figli degli stessi genitori essi presentano delle sfumature diverse e complementari: la prima alimenta il lavoro dell’archeologo, dei filologi, degli storici e di tutti quegli studiosi che cercano nelle tracce del passato delle risposte oggettive per ricostruire un tempo oramai finito. Il secondo – il ricordo – invece, presenta un aspetto più segreto perché si annida tra la mente e il cuore e spesso non si presenta sotto forma scritta ma come ausilio orale con cui la generazione passata si racconta a quella presente nell’intimità di un’origine comune: la famiglia, la comunità. La memoria esiste a prescindere dalle emozioni, il ricordo nasce proprio da queste: tutto ciò che ci colpisce in positivo o in negativo tendiamo a custodirlo dentro di noi, come un segreto prezioso. Possiamo anche non ricordare chi fosse il papa ai tempi del fascismo, ma ricorderemo sempre le storie dei nostri nonni relative al secondo conflitto mondiale. Un monumento, una casa, una strada, costruiti in un dato momento storico sono – attraverso lo stile architettonico, i materiali usati , ecc – memoria di quel tempo. Ciò che è più ostico da ricostruire è il ricordo collettivo di una data epoca, ovvero, quelle parentesi ignote che fanno si che quella carta da parati sia in una casa piuttosto che in un’altra e che i mobili si trovino disposti in un certo ordine invece che in un altro. Non a caso, il supporto di pc e macchine fotografiche su cui restano le informazioni che abbiamo preso si chiama “memoria” e non ricordo. Mutuando ancora un altro termine dal vocabolario informatico, Mendolia Calella con i suoi interventi “customizza” gli oggetti che trova, adattandoli alle esigenze dell’utente che è, in prima istanza, lui stesso e poi il suo pubblico.
L’orologio sa quando svegliarci e solo pochi uomini si svegliano in tempo!
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