La mostra si compone di un nutrito gruppo scultureo in terracotta policroma, realizzato nel 2013 ed ispirato alle atmosfere delle storiche compagnie circensi.
Attraverso un sapiente modellato, un’attenzione particolare alle qualità cromatiche e un uso cinematografico della luce, l’artista affronta l’indagine di un complicato paesaggio umano, tratteggiando caratteristiche fisiche quanto approfondendo il dato psicologico e le strutture relazionali.
Franzella, da anni tra i protagonisti di alcuni tra i più significativi progetti curati dalla galleria (Temporaneo abbandono del campo, Beverli Ils, À partir de l’eau), è di recente protagonista di ‘Movimenti del doppio’, un’ampia personale a cura di Sergio Troisi presso l’Ente Mostra di Pittura Contemporanea di Marsala, in cui attraverso 20 opere ed una grande installazione riflette sui ‘valori simbolici connessi alla presenza, al sentimento della perdita, al timore della scomparsa e della cancellazione’
L’odore pungente della segatura sul pavimento o dello zucchero tostato. Le scimmiette ammaestrate vestite a festa. Le roulotte, le funi, le gabbie, la polvere.
Tra i ricordi d’infanzia dai caratteri distorti e frammentari, il circo è l’ambiguo archetipo della messa in scena, un’eterna sfida alla forza di gravità e ad ogni legge della natura in cui l’illusione e l’abilità giocano da comprimari.
Una sfida in cui l’uomo è un dio a metà, capace di volare su una corda o ammansire una belva feroce. Sino alla caduta, sino a testare l’imprevisto. Sia chiaro, non è poi così importante che ciò accada davvero, ma è importante che questa tensione sia rappresentata, trasmessa in modo da apparire possibile.
Le pratiche circensi, in questa continua tensione oltre i limiti fisici, sono un dispositivo capace di stupire secondo una prassi ben precisa, si tratta di uno stupore che in termini medici coincide con un indebolimento dell’attività psichica, una sorta di scintilla da cui parte ogni cosa, innescando riflessioni complesse da un arresto momentaneo.
Una prassi portata alle estreme conseguenze in America intorno al 1880, dall’imprenditore Phineas Taylor Barnum – probabilmente l’inventore del cosiddetto ‘show business’ – e dal suo ‘Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus’, ovvero il più grande circo del mondo nato dalla società col rivale James Anthony Bailey. Un’enorme struttura in cui trovarono lavoro oltre 1000 professionisti tra cui ‘freaks’ di ogni genere esibiti per solleticare la morbosità del pubblico.
La notorietà dell’imprenditore è legata indissolubilmente ad un fenomeno che prese il nome di “effetto Barnum” ovvero il principio – testato nel 1948 dallo psicologo Bertram R. Forer (1) – secondo cui le persone tendono ad accettare un’idea, una proposta, un’illusione con l’unico scopo di soddisfare le aspettative.
Nel 1835, per esempio, Barnum riuscì a spacciare un’anonima ottantenne afro-americana come la vera nutrice di George Washington dell’età dichiarata di 161 anni. Così il ‘Gigante Cardiff’ – un uomo pietrificato altro 3 metri rinvenuto a New York – altro non era che una bufala capace di attirare un gran numero di spettatori, a tal punto che lo stesso Barnum, non riuscendo ad acquistarne i diritti, decise di realizzarne una copia in gesso da spacciare come ‘il vero Gigante Cardiff’, riscuotendo ovviamente un enorme successo.
Lungo il corso dell’800, sulla base di tali inverosimili successi, diversi pensatori statunitensi si interrogarono sugli incidenti psicologici capaci di giustificare un tale livello di credulità, il logico Charles S. Peirce sostennne che, per sottrarsi all’’irritazione del dubbio’, l’obiettivo dell’essere umano fosse il raggiungimento di uno stato soddisfacente di credenza, o lo psicologo William James parlò analogamente di ‘volontà di credere’, anche eventualmente contro certe evidenze.
‘Qualcuno non sia solo’ è un’attenta disamina in forma di gruppo scultoreo di un complicato congegno in cui le finzioni, anche le più grottesche, rivelano una sorprendente capacità di accreditarsi come vere presso la nostra coscienza. Un sistema di relazioni in cui ogni elemento è funzionale alla verosimiglianza della farsa, dando vita così ad una vera e propria mitologia popolata da mostri, eroi, animali leggendari, uomini in grado di volare o esseri dalla forza sovrumana.
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