Allo Zammù, la mostra di Tommaso Serra dal titolo Diario da un mondo primordiale.
In un tempo senza memoria, in un tempo senza orizzonti solo l’arte può dare speranza di vita.
Sono le riflessioni a cui si è indotti davanti alle ultime opere di Tommaso Serra, artista che si propone con la sua ricerca, sempre uguale e sempre rinnovata da anni e attraverso gli anni.
E’ innamorato della Madre Terra, la studia, la osserva e la rappresenta nella sua più profonda essenza di materia e di forma. Nel dipingerla i suoi colori densi e terrosi talvolta profondi e blumarini, si spandono, ora fluidi co
me acque di sabbiosi fiumi africani ora magmatici come lave di vulcani, in macchie sulla tela disegnando non scientemente, sole padrone della mano dell’artista, strane figure primordiali.
Tra incrostazioni materiche e graffiti giocati tutti nelle gamme del marrone e del giallo, intersecati da fili di nero, ci si trova immersi in una materia da creazioni del mondo ove tutto ha il valore della sacralità incombente sull’uomo ancora creatura timida e timorosa d’esplorare. In questo mondo in formazione egli è presente, non dominatore, è creatura tra le tante, non con piena coscienza di sè, adorante fenomeni e creature di lui più forti.
In quelle figure larvate, dai profili di fantastici mostri, l’artista opera sulla nostra suggestione di essere trascinati dentro la bellissima favola della creazione del mondo, strappandoci alle nostre odierne angoscianti incertezze per farci dono della sola certezza che abbiamo: la creazione della fantasia, della evasione.
(Anna Maria Schmidt)
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