Un progetto per Palermo Teatro Festival
Produzione Casa degli Alfieri
13 dicembre, ore 21,15 – Atelier
HO CAVALCATO IN GROPPA AD UNA SEDIA
incontro-presentazione
14 dicembre, ore 17,00 – Atelier
L’ARTE DELLA NARRAZIONE
incontro-laboratorio
14 dicembre, ore 21,15 – Teatro
KOHLHAAS
da Heinrich von Kleist, testo e drammaturgia di Marco Baliani, Remo Ristagno
15 dicembre, ore 21,15 – Atelier
L’ARTE DELLA NARRAZIONE
lezione-spettacolo sullo smontaggio drammaturgico di Kohlhaas
16 dicembre, ore 21,15 – Teatro
TRACCE
da Ernst Bloch, di e con Marco Baliani
17 dicembre, ore 21,15 – Teatro
FROLLO
di Marco Balani e Mario Bianchi
Ventun’anni fa ho raccontato per la prima volta Kohlhaas. Seduto su una sedia per un’ora e mezza sperimentavo un teatro di pura narrazione. Da allora si chiamò così, per tutti quelli, e furono e sono tanti, che seguirono il mio esempio, provando ciascuno in forme e contenuti diversi a ridurre lo spazio scenico ad un corpo narrante. Ho detto “pura” narrazione, ma sono le impurità a rendere vivo un racconto. Più di una buona metà del “testo” di Kohlaahs è composto da ciò che fa il mio corpo, dai piedi che battono il ritmo, dalle mani, dagli sguardi, dalla biologicità vivente del mio essere. Dopo vent’anni, oltre a riproporre lo spettacolo-racconto, voglio provare a narrare la genesi delle immagini di cui Kohlhaas è composto, non una lezione, ma un altro racconto che parla dell’arte del narrare, uno smontaggio drammaturgico dell’opera. Le esperienze e riflessioni accumulate in questi anni sono raccolte in un libro “Ho cavalcato in groppa ad una sedia” che presento attraverso un’altra forma di racconto, un viaggio dentro le modalità con cui ho costruito nel tempo la mia arte. L’incanto è il secondo termine del titolo del progetto. Quando nasceva Kohlhaas avevo già raccontato molte altre storie. Dalla metà degli anni ‘80 avevo cominciato a narrare fiabe a bambini e ragazzi. Per questo, nella settimana di permanenza al Teatrofestival di Palermo voglio raccontare anche una fiaba, Frollo. Le fiabe ci permettono di immaginare mondi diversi da quello in cui viviamo. Ognuno di noi sotto la scorza del ranocchio con cui conduce l’esistenza, nasconde un principe potenziale, in attesa di un bacio o di un tocco che lo riveli e lo trasformi e può accadere talvolta che qualcuno non resti in attesa ma che quel bacio lo vada a cercare, lottando. A questo servono le fiabe. Ho pensato poi di raccontare, con Tracce, in una collana di narrazioni che ruotano intorno alla parola “stupore”, il mio percorso di narratore incantato. È uno spettacolo che nasce ispirandosi alle riflessioni di Ernst Bloch, per vedere, se sia possibile “pensare anche affabulando”. Racconto, per frammenti e brevi racconti, che la realtà non sempre è certa, che le verità sono nascoste là dove meno ce le aspettiamo e che il mondo è abitato da multiforme presenze. In Africa ho imparato che gli spiriti abitano ovunque, negli esseri viventi e nelle cose, e appartengono allo stesso incantamento. Di sicuro uno spirito ha abitato un pezzo di legno fino a farlo sgambettare in fuga verso la difficile trasformazione da burattino ad essere umano. So che le storie, come l’arte, non cambiano il mondo, ma possono riuscire a renderlo meno terribile, a immaginarlo diverso, a immaginarlo altrimenti possibile. In-canto, serve una voce di sirena per accedere all’incantamento, quella voce è capace di succitare effimere immagini, sempre sfuggenti, mai raggiungibili pienamente, ma al tempo stesso dense di verità, vibranti, palpabili. Anche per questo racconto, per permettere a certe parole, a certi gesti, ad alcune immagini di non sperdersi in mezzo agli scaffali delle merci, dove tutto è ordinato da un prezzo, e dove solo si possono consumare. Narrando le sottraggo alla scorrere opaco dei giorni, divengono esperienze da usare, luccicano, come i sassolini di Pollicino per ritrovare la strada.
Marco Baliani
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